Save the date | 19.03.22 | The Tellers | Il simposio
Live streaming da Villa Romana
Dal 18 marzo al 29 aprile, Villa Romana ospita la mostra The Tellers. Curata da Katharina Ehrl e Davood Madadpoor di Sumac Space, presenta il lavoro di Mohamed Abdulkarim, Ali Eslami, Maha Maamoun, Basim Magdy e Islam Shabana.
Ad accompagnare l'inaugurazione di The Tellers, 19 marzo, a partire dalle 11.00, alcuni temi della mostra saranno approfonditi nel corso di un simposio con Raffaella Baccolini (Università di Bologna, Campus di Forlì), Nat Muller (curatore indipendente, scrittore e accademico) e Santiago Zabala (research professor in filosofia presso l’Università Pompeu Fabra di Barcellona, Spagna).
Chiuderanno l’incontro un dibattito aperto al pubblico e una conferenza-performance di Mohamed Abdelkarim.
Il simposio sarà trasmessa in diretta streaming su Radio Papesse.
Le lecture e la performance saranno in inglese .
11.00 • Benvenuto di Angelika Stepken, direttrice di Villa Romana, e Davood Madadpoor, co-fondatore di Sumac Space.
11.15 • Katharina Ehrl (Sumac Space), Introduzione al simposio
11.30 • Raffaella Baccolini, Memory, Language, and Storytelling as Resistance
12.30 • Santiago Zabala, Where is the Future? Warnings through Art
13.30 • pausa
14.30 • Nat Muller, Futuring is a Verb: Looking for Possibility through Ruins in Contemporary Art from the Middle East
16.00 • dibattito pubblico moderato da Nat Muller
17.30 • Mohamed Abdelkarim, Quando non c’è il sole: i fulmini illuminano il cielo
Raffaella Baccolini, Memoria, lingua e narrazione come resistenza.
Baccolini propone un’analisi del ruolo e dell’importanza del linguaggio, della comunicazione, della narrazione e della memoria come forme di resistenza. La distopia classica spesso impiega la convenzione di un “libro ritrovato” dal passato come uno degli strumenti che risvegliano i personaggi distopici. Analizzando in che modo le distopie critiche contemporanee hanno rinnovato e aggiornato la convenzione del “libro proibito”, Raffaella Baccolini investigherà l’importanza della lingua e della narrazione (e il loro legame con la comunicazione, la memoria e la negoziazione) non solo come un mezzo per aiutare i protagonisti a sopravvivere ma anche come un modo per resistere al mondo distopico. Nella lingua – nel suo recupero e uso – emerge il bisogno di impegnarsi in una resistenza complessa e difficile, che spesso inizia dall’accettazione di una (inter)dipendenza negoziata.
Nell’attuale clima di razzismo e odio che si manifesta attraverso le politiche disumanizzanti che le persone nere, migranti e rifugiate devono affrontare in tutto il mondo, queste opere offrono una riflessione puntuale sul linguaggio e la negoziazione come strumenti di resistenza. Esse sono inoltre necessarie a mantenere la speranza anche in condizioni estreme di oppressione.
Santiago Zabala, Dov’è il futuro? I moniti dell’arte
La filosofia è un monito, cioè una richiesta di farsi coinvolgere in segni che riguardano il nostro futuro. Questi segni possono riferirsi alla nostra esistenza, all’ambiente o anche alla politica. Il problema è che questi moniti, contrariamente alle predizioni, sono concetti deboli, vaghi e poco chiari (sotto forma di dichiarazione) che sono spesso ignorati. Questo è il motivo per cui vengono spesso scartati come inutili o insignificanti – un po’ come gli ambientalisti, i filosofi, gli artisti – quando in realtà sono vitali.
I moniti piuttosto che una rappresentazione mentale oggettiva, possono essere capiti solo attraverso l’interpretazione, cioè, attraverso un coinvolgimento che riguarda la nostra esistenza. Ne sono un esempio le recenti filosofie sugli animali, le piante e gli insetti che ci mettono in guardia su specifiche questioni che ignoriamo, come la perdita della biodiversità o il cambiamento climatico. Quello che spesso emerge nella grande arte, come in altri ambiti delle pratiche umane, non è una rappresentazione della bellezza, ma piuttosto la rivelazione di un evento che è invisibile ai nostri sensi estetici, alle nostre capacità intellettuali e ai nostri interessi culturali. Oggi l’arte funziona spesso meglio delle dichiarazioni ufficiali scientifiche come modo per rivelare i moniti. Questo non è solo un effetto della capacità degli artisti di creare bellezza ma piuttosto dell’intensità e profondità delle loro opere. Le foto documentarie dello scioglimento delle calotte polari che è in corso, per esempio, possono essere veritiere ma sono di rado potenti come le opere d’arte che parlano di questa emergenza. Quando l’arte parla dei nostri moniti, il futuro rivela se stesso.
Nat Muller, Il futuring è un verbo: cercare possibilità nelle rovine nell’arte contemporanea del Medio Oriente
Attingendo al lavoro degli artisti contemporanei del Medio Oriente, fra cui l’artista palestinese Larissa Sansour, gli artisti e registi libanesi Joana Hadjithomas e Khalil Joreige, l’artista kuwaitiana Monira Al Qadirri e l’artista libanese Akram Zaataru, questa presentazione mette alla prova due premesse. In primo luogo, si chiede se le rovine possano essere considerate come modelli di futuro, invece che come indicatori di decadenza ed entità bloccate nel passato. In secondo luogo, domanda quale tipo di immagini speculative, immaginari e posizione politiche siano necessari per sbloccare questo potenziale e vedere il futuro attraverso lo sfacelo. Come l’ampliamento della temporalità della rovina verso il futuro cambia il suo significato e quale tipo di sogno sociale può esservi legato? Quali nuove possibilità offre un simile approccio a livello storico, politico e artistico?
Mohamed Abdelkarim, Quando non c’è il sole: i fulmini illuminano il cielo
performance, 40’
Una performance composta da testi e immagini generati dal “modello GPT-2 di Intelligenza Artificiale”, combinati in una narrazione non lineare. La narrazione è partita dalla testimonianza di un avvistamento UFO ad Asyut, Egitto nel 1989, e spazia su altri eventi dello stesso anno. La narrazione generata dall’IA si sposta fra diversi ambienti e personaggi, tra creature spaziali, rapimenti alieni, colpi di stato e l’estinzione di specie terrestri. La narrazione frammentata è generata dall’inserimento di parole chiave e concetti come vedere, distrazione, guardare, credere e desiderare un futuro incerto.
Il progetto è stato commissionato da Sharjah Art Foundation 2020/2021.
Raffaella Baccolini insegna Gender Studies e letteratura americana e britannica presso l’Università di Bologna, sede di Forlì. Ha pubblicato numerosi articoli su scrittura delle donne, distopia e fantascienza, trauma e memoria, modernismo, e letteratura Young Adult. Ha curato diversi volumi, fra cui Dark Horizons: Science Fiction and the Dystopian Imagination (con Tom Moylan, 2003), Utopia, Method, Vision: The Use Value of Social Dreaming (anch’esso con Tom Moylan, 2007), e Transgressive Utopianism: Essays in Honor of Lucy Sargisson (con Lyman Tower Sargent, 2021). Attualmente lavora su gentilezza, solidarietà ed educazione femminista come atti utopici e politici.
Santiago Zabala è professore ordinario (ICREA) di filosofia presso l’Università Pompeu Fabra a Barcellona. È autore di molti libri, fra cui Being at Large: Freedom in the Age of Alternative Facts (McGill-Queen’s University Press, 2020) e Why Only Art Can Save Us: Aesthetics and the Absence of Emergency (Columbia University Press, 2017). Scrive articoli per The New York Times, Al-Jazeera, The Los Angeles Review of Books e altri media internazionali.
Nat Muller è curatrice e scrittrice indipendente esperta di arte contemporanea del Medio Oriente. Collabora regolarmente a pubblicazioni d’arte internazionali come Ocula e Hyperallergic e ha curato una serie di monografie su vari artisti fra cui Walid Siti (Kehrer Verlag, 2020), Atakan (Kehrer Verlag, 2016) e Sadik Kwaish Alfraji (Schilt Publishing, 2015). Ha inoltre curato proiezioni di video e film per il Rotterdam's International Film Festival (Olanda), il Norwegian Short Film Festival (Norvegia), l’International Short Film Festival Oberhausen (Germania) e il Video D.U.M.B.O (USA) fra gli altri. Fra i suoi recenti progetti espositivi vi sono il padiglione danese per la 58a Biennale di Venezia (2019) con l’artista palestinese Larissa Sansour e la mostra collettiva Trembling Landscapes: Between Reality and Fiction all'Eye Filmmuseum di Amsterdam (2020). Sta portando a termine un dottorato di ricerca finanziato dall’AHRC presso la Birmingham City University sulla fantascienza nell’arte contemporanea in Medio Oriente.
Sumac Space è una piattaforma virtuale dedicata all’arte contemporanea in Medio Oriente. Promuove programmi digitali, studi critici e ricerca. Nello specifico, Sumac Space si focalizza sui dialogo quale canale per presentare forme alternative di ricerca. Questo formato stimola l’interazione e la polivocalità e incoraggia il pensiero critico e la conversazione intima non limitata dalla distanza fisica o da particolari mezzi di espressione. Con l’ausilio di programmi digitali, Sumac Space attiva il ruolo degli artisti e dei curatori nel re-immaginare e ri-modellare i nostri tempi e intende fornire uno spazio pubblico per la loro ricerca e le diverse forme di espressione.