L'esperienza artistica come avventura cognitiva
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In occasione di ArteLibro 2007, Marco Mazzeo, Ugo Morelli, Stefano Baia Curioni e Pierluigi Sacco si sono incontrati per parlare dell'esperienza artistica - in quanto fruizione dello spettatore/visitatore/riguardante - dal punto di vista cognitivo e percettivo: chi è il fruitore? quali sono i suoi paesaggi mentali? quanto valgono e quanto influiscono gli obblighi sociali sul modo di vedere e capire l'arte? quanto il contesto in cui la fruizione avviene?
Marco Mazzeo - "ogni struttura culturale tende a privilegiare un senso rispetto agli altri. Nell'esperienza artistica invece abbiamo l'opportunità e l'onere di riportare in primo piano il fluire sensoriale, che al di là di ogni misticismo, è un fattore biologico peculiare dell'homo sapiens".
Stafano Baia Curioni - analizzando delle comunità ad alta densità di produzione e fruizione artistica si può notare come tali gruppi di persone - gruppi marginali, spontanei seppur autoconsapevoli, spesso al limite della legalità - si siano amalgamate intorno a radicali scarti di senso e di poetica.
Ora non solo da un punto di vista produttivo queste isole indipendenti di produzione artistica spontanea sono sorte a modello per tanti incubatori artistici nati all'interno del più rigido sistema istituzionalizzato dell'arte, ma anche dal punto di vista della fruizione - se è vero che l'arte contemporanea nasce da istanze di radicale scarto di senso e libertà - questo struttura aggregativa può essere modello di accettazione degli scarti percettivi e di senso e quindi più in generale modello per la capacità sociale di accettazione delle diversità e di nuove forme di libertà.
Ugo Morelli - "l'avventura artistica è un'avventura eminentemente umana. Ma in senso radicale: non è niente altro e quindi soprattutto un processo fatto delle proprietà emergenti della nostra competenza cognitiva e affettiva, e quinti legato alla combinazione degli aspetti neurofisiologici, relazionali e esperienziali umani".
Pierluigi Sacco - "Il concetto di aura si è traformato attraverso un processo di massiccia mediatizzazione della nostra società. Oggi l'aura non è più determinata dalla presenza e questa a sua volta è collegata non al fatto che lopera sia fisicamente presente ma alla sua esistenza in un altro contesto, ad esempio attraverso canali di mediatizzazione che rendono quell'opera esistente per un certo tipo di spettatore. Molto di quello che noi classifichiamo come esperienza culturale non è niente di più che vip watching..."